Le Stanze Museali
Palazzo De Gregorio da diversi secoli custodisce numerose testimonianze degli arredi originali e degli oggetti personali appartenuti ai vari esponenti della nobile famiglia. Soffitti affrescati, maioliche, lampadari di Murano, specchiere in foglia d’oro, quadri provenienti da acquisti antiquari, collezioni di reperti archeologici, presepi del Matera, costituiscono solo una parte dell’esposizione visibile all’interno dell’edificio. Una sala significativa è costituita dagli oggetti appartenuti al marchese Antonio de Gregorio Brunaccini (Palermo, 1855-1930), poliedrico scienziato naturalista autore di numerose opere scientifiche che spaziavano dalla geologia alla botanica, dall’astronomia all’archeologia e che estendeva la propria curiosità scientifica anche all’arte musicale, teatrale e alla fotografia: pubblicazioni scientifiche, lettere, fotografie e diversi cimeli rappresentativi di quel periodo.
Antonio de Gregorio Brunaccini
Il marchese Antonio de Gregorio Brunaccini nacque a Messina il 27 giugno 1855 da Camillo, marchese del Parco Reale e da Litteria Brunaccini, principessa di San Teodoro. Conclusi gli studi liceali, si laureò nel 1880 in Scienze Naturali presso l’Università di Palermo. Per due anni fu assistente di Giuseppe Pisati nel gabinetto di fisica ove si occupò dell’elasticità di torsione dei fili metallici, poi di Agostino Todaro presso l’Orto Botanico e infine per tre anni di Gaetano Giorgio Gemellaro presso il laboratorio di geologia. Poliedrico scienziato naturalista fu autore di oltre 630 opere scientifiche di argomento geologico, botanico, astronomico, archeologico spaziando fino all’arte musicale e teatrale. Il de Gregorio abbandonò quindi l’università per condurre per proprio conto ricerche scientifiche, nei campi della paleontologia, geologia, fisica, zoologia e metereologia. Uomo di vasta cultura e agiatissimo, conosceva diverse lingue straniere ed era assai dotato musicalmente. Dal 1879 al 1881 insegnò gratuitamente scienze naturali, fisiche e chimiche nell’istituto normale femminile “Withaker”. Andava intanto costituendo un ricchissimo museo paleontologico con collezioni siciliane, venete, americane (provenienti dall’Alabama) ed una fornitissima biblioteca scientifica. La collezione paleontologica, per disposizione testamentaria, fu poi donata al Museo geologico “Gemmellaro” dell’ Università di Palermo.
Molti lavori del De Gregorio furono pubblicati su una rivista, di cui fu proprietario e direttore, Il Naturalista siciliano, organo della Società dei naturalisti siciliani e poi della Società italiana di Scienze Naturali. Fra questi, nell’ambito della paleontologia, si ricordano le ricerche sugli strati terziari di Malta e del Sudest della Sicilia, ove raccolse molte specie di conchiglie di cui descrisse la morfologia; la collezione di conchiglie è conservata parte presso l’università di Malta, parte presso quella di Catania.
Il De Gregorio studiò i coralli del Giura siciliano, del titonio dell’Aquileja e del corallino delle Madonie, e illustrò i fossili del Giura inferiore del monte San Giuliano presso Trapani, circa una cinquantina di esemplari da lui raccolti in località Quararo e Difali, che conservò nel suo gabinetto geologico.
Nel 1884 il De Gregorio fu eletto membro della Commissione geologica internazionale e in quella occasione presentò il progetto di una rivista da lui pubblicata e finanziata che realizzò poi col titolo di Annales de géologie et de paléontologie di cui furono edite cinquantasei livraisons dal 1886 al 1930. Nel primo volume il De Gregorio presentava uno Studio stratigrafico della regione prealpina che si stende dal Lago di Garda al plateau dei Sette Comuni del Vicentino, con una tabella comparativa di tutte le specie della fauna del Ghelpa. Nel 1885 pubblicava un lavoro sui fossili del Giura-Lias, di Segan, di Valpore (cima d’Asta e monte Grappa)
in cui elencava e descriveva una decina di specie ed una cinquantina di generi, seguendo la nomenclatura e il metodo di L. Bellardi nella sua monografia sui Molluschi terziari del Piemonte e della Liguria; le figure, su due tavole, si succedono lungo linee orizzontali seguendo un ordine di affinità naturali (Fossili del Giura–Lias, di Segan e di Valpore, in Mem. della R. Acc. delle scienze di Torino, s. 2, XXXVII [1885], pp. 1-31, con due tavole).
Il De Gregorio si occupò anche di agricoltura e pubblicò vari lavori sull’introduzione e la coltivazione del pompelmo in Sicilia (la specie Citrus bigaradia che nel 1900 fu il primo ad importare in Europa dall’America e di cui per molti anni fu il solo produttore in Sicilia). Nel 1915 il De Gregorio fu in corrispondenza con Paul Ehrlich riguardo alle ricerche sull’azione della luce ultravioletta nella cura della tisi. In collaborazione con Paolo Lioy fondò una sezione del Club Alpino Italiano a Palermo. Pubblicò anche carmi in latino e libri di versi in italiano, opere in francese e in inglese; fu autore di composizioni musicali per pianoforte, canto e orchestra. Compilò un’aggiunta ai lessici siciliani. Fu membro della Società malacologica del Belgio e della Società geologica italiana, della Società geologica di Francia e malacologica italiana, della Società toscana di scienze. Conseguì vari premi ministeriali: per le sue pubblicazioni all’ Esposizione Nazionale di Palermo del 1890 ebbe la medaglia d’oro per i lavori di alpinismo e un diploma per le opere musicali. Fu membro delle accademie di scienze di Palermo, di Filadelfia, New York, ecc., della Società di agricoltura e storia naturale di Lione e di varie altre società straniere. Gaetano Giorgio Gemellaro gli dedicò la specie Pseudomelania De Gregori, un Mollusco Gasteropode. Morì a Palermo il 15 dicembre 1930